Prospetto principale

 

 

 

 

Unghia della Volta

 

 

 

 

Volta

 

 

 

 

Organo

 

 

 

 

Altare

 

 

 

 

Statua Madonna

 

 

 

 

Statua di Gesù

 

 

 

 

LA CHIESA DEL S.S. ECCE HOMO IN ALCAMO

brevi note storiche

La congregazione del SS. Ecce Homo fondata intorno al 1750 dal canonico Don Vincenzo Fiderico – cappellano dell’Ospedale Santo Spirito e San Vito e primo rettore della congregazione – era prevalentemente composta da macellai e da commercianti (cfr. lo storico alcamese F.M. Mirabella), ed in ragione proprio della attività dei congregati, si riuniva in prevalenza la notte o, come in taluni casi, di buon mattino. Dopo essere stata ospitata in chiese già esistenti, il 16 gennaio dell’anno 1753, il vescovo di Mazara monsignor Giuseppe Stella, facendo seguito alle istanze avanzate dai congregati, concedette alla congregazione del SS. Ecce Homo la chiesetta del Crocifissello, ubicata nella parte occidentale della città murata, vicino la cosiddetta Porta Trapani, ricadente nel quartiere della Chiesa Madre e prospiciente un cortile delimitato dalle antiche mura di Alcamo e da alcune case interne alla città murata. Era questa una chiesa molto piccola, tanto che le fonti storiche lasciano intendere che si trattasse di una cappella; ciò non rispondeva alle aspettative di una congregazione molto unita e numerosa, animata da fervore nella fede e certamente non priva di mezzi.

I congregati, infatti, si adoperarono da subito per ottenere dai Giurati Alcamesi (l’Amministrazione Comunale del tempo) la concessione del cortile del Crocifissello, al fine di potervi edificare una più ampia chiesa, cosa che avvenne dopo pochissimo tempo, unitamente all’autorizzazione a potere appoggiare la nuova fabbrica alle mura cittadine e a praticare aperture su queste.

I lavori di costruzione dell’odierna chiesa del SS. Ecce Homo, iniziati il 12 maggio del 1753, furono portati a termine il primo giugno dell’anno successivo. Data la particolare forma dell’area disponibile la chiesa fu caratterizzata dal fatto di non avere una navata bensì una pianta centrica, cosa che la rende unica nel panorama delle chiese alcamesi, se si tiene conto del fatto che la chiesa ad essa più simile, quella dei Santi Cosma e Damiano, presenta delle cappelle abbastanza incassate nei muri di perimetro tali da renderla assimilabile ad una chiesa a pianta a stella o fiorita. La chiesa dell’Ecce Homo è caratterizzata da una volta emisferica, solcata da quattro unghie soprastanti le quattro finestre che sono orientate secondo i punti cardinali.

Ed è proprio la volta, con tutto l’apparato murario ad essa sottostante, che determina i principali elementi tipologici di questa chiesa; infatti le sue unghie terminano su delle paraste o pilastri in muratura che si alzano, sia pure di poco, sulla cornice d’attico interna della chiesa; al di sotto della quale discendono nuovamente, ed ancora più grandi, altri pilastri in muratura che terminano sul pavimento della chiesa e che stabiliscono una scansione formale dello spazio interno, esaltando un semplice quanto gradevole ritmo di pieni e di vuoti che – similmente a quanto avviene nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano – disciplina ed armonizza lo spazio interno al monumento.

Degni di particolare attenzione sono le decorazioni a stucco della volta nonché l’organo con il relativo palco dei cantori, sistemato sopra l’ingresso, di fronte l’altare maggiore, e con a destra e a sinistra le cappelle laterali sud e nord.

La volta è caratterizzata da altorilievi in stucco, realizzati sulle vele esistenti tra un’unghia e l’altra; vi sono rappresentate la profezia della Passione di Nostro Signore, la flagellazione, il Calvario e la Croce del Risorto; al centro, nella parte sommitale della volta, è rappresentato lo Spirito Santo sotto forma di colomba ed il libro sacro della fede dei cristiani.Sul lato nord della chiesa furono ricavati alcuni vani accessori quali la sacrestia, il cui accesso è posizionato immediatamente a sinistra dell’ingresso, nonché due locali terrani con accesso indipendente dall’esterno, ed altri due vani in elevazione, in origine probabilmente adibiti ad uffici dell’amministratore della congregazione e del suo rettore.La congregazione è rimasta attiva fino all’anno 1968, allorché i noti eventi sismici dell’epoca sconvolsero l’apparato murario della chiesa, causandovi numerose crepe e diversi crolli che, sia pure di limitata entità, resero comunque inagibile il monumento.

Dopo lunghi anni di oblìo, a seguito delle reiterate istanze prodotte da singoli congregati, dal rettore pro tempore padre Ignazio Raspanti, nonché dalla società civile alcamese, la Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Trapani nel 1986 promosse un primo intervento di recupero architettonico della chiesa (progettato e diretto dallo scrivente). Si ebbe così modo di accertare che la chiesa, oltre ai danni subiti con il terremoto, aveva sopportato un ulteriore e progressivo degrado architettonico e strutturale giunto quasi al limite della irreversibilità.

Venne perciò elaborato un dettagliato progetto di recupero strutturale, all’interno del quale sono stati prima previsti e poi realizzati interventi su scala generale ma anche rientranti nelle singole parti strutturali della fabbrica; sono state consolidate le murature portanti, ma non sono state trascurate le piccole parti edilizie costituenti i locali di pertinenza; si è intervenuto sulla volta, consolidandone la centinatura con prodotti speciali appositamente testati; si è posta mano alla minuscola compagine di gesso e canne costituente il guscio della volta, ricorrendo a tecniche antiche risalenti all’epoca della costruzione, che hanno richiesto una manualità sapiente ed oggi quasi introvabile; è stata rifatta l’intera copertura, rispettando i materiali, la geometria e le finiture di quella originaria; in altre parole, sono stati realizzati tutti quegli interventi specifici in risposta specifica alle molteplici esigenze del monumento.Il secondo e definitivo stadio del recupero della chiesa ebbe luogo solo dopo alcuni anni, e vide impegnato il nuovo rettore padre Mariano Coppola che fu tra i primi a sostenere la necessità del completamento del recupero architettonico del monumento, anche in funzione di un compiuto utilizzo del pubblico denaro.

Nell’anno 1992 la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Trapani varò il completamento dei lavori e si poté riaprire il cantiere del restauro, procedendo alla stilatura ed alla riparazione delle parti in stucco della volta risultate danneggiate, od in taluni casi perdute; alla sostituzione degli infissi costituenti le finestre; alla realizzazione degli impianti; alla esecuzione delle indorature e delle pitture interne, nonché a tutta una serie di minuti interventi di sistemazione, di recupero, di restauro, realizzati sempre in funzione di specifiche necessità del manufatto.Il risultato è oggi valutabile da parte di tutti: la chiesa del SS. Ecce Homo di Alcamo non è più un monumento sacro abbandonato a se stesso, bensì un edificio di interesse storico, artistico e religioso, vivo, presente nel tessuto urbanistico alcamese; e soprattutto è un bene culturale sottratto al degrado e reso fruibile, all’interno del quale i cittadini alcamesi e non, trovano un luogo di incontro e di crescita, sia nella fede che nella cultura in generale.

 

TORNA SU